La storia dell’Italia è intrecciata in modo indiscutibile con la vite, tanto che i Greci, colonizzatori del sud
Italia a partire dall’ VIII secolo a.C., rinominarono Enotria una zona circoscritta alla Calabria.
Il nome deriva dal greco oinotron e indicava il palo di legno su cui gli “antichi calabresi” allevavano la vite.
Ma non servivano i greci a dirci che la nostra penisola era vocata alla vite, lo sapevano già i liguri, i veneti e gli Etruschi che ne producevano in quantità, maritando la vite selvatica agli alberi, ma non proprio di qualità…tanto da importare volentieri le malvasie greche.
La vicinanza con il mondo greco accelerò sicuramente le pratiche vitivinicole in Etruria, non dimentichiamo che l’usanza di banchettare sdraiati sul kline consumando vino, diffusa nel mondo etrusco, deriva dai Greci.
Il commercio del vino ha iniziato così ad essere una delle economie più prolifiche, a tempi alterni, dall’antichità fino ai giorni nostri, evidente dalle numerose anfore vinicole emerse dai fondali marini del Tirreno.
Il territorio di Pitigliano in questo senso si presenta come un’isola felice, costellato da colline protette dai venti freddi del nord, ma aperte alle brezze marine, caratterizzato da un suolo ben drenato e con una struttura chimico-fisica che dona ai vini peculiari note organolettiche.
Attratti da vini profumati e abboccati, a coltivare le nostre terre sono arrivati gli Etruschi, che commerciavano il vino tramite il porto di Vulci, i romani, che perfezionarono la tecnica, e infine nel Medioevo monaci e conti che fecero dell’attività vitivinicola una delle economie più prolifere, regolamentandola con appositi statuti. A testimonianza di ciò ci sono anche le svariate pestarole sparse sui promontori tufacei.
Nel secolo scorso la peculiarità del vino prodotto nell’area e la necessità di garantire una produzione costante e omogenea, ha portato Pitigliano a realizzare la Cantina sociale nel 1954 e a vedersi riconosciuta la denominazione di origine controllata nel 1966 (sesta, in ordine cronologico, attribuita in Italia) per il BIANCO DI PITIGLIANO incentrato sulle uve Trebbiano (detto localmente Procanico), Greco, Grechetto e Malvasia a cui si sono aggiunte anni dopo altre varietà per lo più internazionali come chardonnay e sauvignon, che hanno arricchito la Doc di semplicità e freschezza.
Personalmente ho però un debole per i rossi (nello stesso territorio si trova anche la denominazione Sovana DOC).
SANGIOVESE: vitigno dal carattere rude per cui, soprattutto in giovinezza, si presta bene all’assemblaggio con vitigni più morbidi. E’ il vitigno base dei più famosi vini toscani come il Brunello di Montalcino (il Sangiovese a bacca grossa a Montalcino è chiamato Brunello), il Chianti (min 70%) e il Morellino di Scansano (min 85%).
ALEATICO: si sviluppa in due aree ben distinte della Toscana, la costa maremmana e l’Elba e l’area tra Sovana e Pitigliano dove nella sua versione passita raggiunge ottimi livelli.
Da provare il SOVANA ALEATICO SUPERIORE della Fattoria Aldobrandesca, Doc firmata Antinori.
CILIEGIOLO: la Maremma Toscana detiene la maggiore parte degli ettari vitati a Ciliegiolo al mondo. E’ considerato uno dei vitigni più antichi, padre del Sangiovese, originario del sud della Toscana dove è stato domesticato dagli Etruschi. La cantina SASSOTONDO, che si trova a metà di un bellissimo trekking da Sovana a Pitigliano, ha sperimentato ben tre versioni di CILIEGIOLO 100% tra cui la più nobile è sicuramento il “SAN LORENZO”, vino biologico ottenuto da un vigneto di circa 60 anni. In questa vigna è stato riscoperto e recuperato anche un antico vitigno, , il NOCCHIANELLO, originario proprio di Pitigliano e dal 2018 inserito nel registro delle varietà di vite.
ALICANTE: altra bandiera della Maremma toscana insieme al Sangiovese. Vitigno cosmopolita coltivato nella omonima città spagnola, dove però viene chiamato Garnacho.
Da Alicante il vitigno seguì le conquiste aragonesi e conquistò ogni parte d’ Italia: Veneto (Tocai), Sardegna (il famoso Cannonau), Sicilia, Marche (Vernaccia nera), Toscana, dalla costa all’entroterra. Il vitigno è presente anche in Francia con il nome di Grénache.
E’ un vino tannico, robusto, con una certa personalità, da consigliare con una bella bistecca o con formaggi stagionati. A Pitigliano unico coltivatore di questa tipologia è STEFANO FORMICONI, nella sua AZIENDA VILLA CORANO.
Articolo di Giada Pellegrini